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giovedì 28 maggio 2009

Le news

Bill Clinton riporta a casa le giornaliste
Obama: "Un successo straordinario"





Laura Ling ed Euna Lee erano state arrestate in Corea del Nord il 17 marzo: "Gli ultimi 140 giorni sono stati i peggiori delle nostre vite". Gli osservatori cercano di capire se sia un primo passo effettivo verso il disgelo con Kim Yong


New York, 5 agosto 2009 - Ci sono voluti quasi cinque mesi di lavoro diplomatico ma alla fine gli Stati Uniti sono riusciti a ottenere la liberazione delle due giornaliste americane imprigionate in Nord Corea.

Laura Ling ed Euna Lee sono atterrate questa mattina in America poco prima delle 7 ora di Los Angeles, scortate dall’ex presidente Bill Clinton che con la sua mediazione ha ottenuto uno dei maggiori successi della diplomazia americana. “Gli ultimi 140 giorni sono stati i peggiori delle nostre vite ma in fondo al nostro cuore sapevamo che presto l’incubo sarebbe finito”, hanno detto le due ragazze commosse appena scese dalla scaletta dell’aereo.

Una liberazione attesissima negli Stati Uniti che negli ultimi mesi hanno vissuto col fiato sospeso la prigionia delle giornaliste, che si sono trovate nel pieno dello scontro diplomatico tra Washington e Pyongyang.


Il rilascio è visto da tutti i commentatori come un successo personale di Bill Clinton che ha preso le redini della trattativa negli ultimi 10 giorni dopo aver parlato con i più alti funzionari dell’amministrazione americana, dal consigliere per la Sicurezza Nazionale, James Jones, a sua moglie Hillary, attuale segretario di Stato americano.

Un successo riconosciutogli anche dal presidente Barack Obama che lo ha pubblicamente ringraziato per “l’eccezionale sforzo” con il quale è riuscito a riportare le due ragazze in America. Obama ha definito il rilascio “uno straordinario successo” dell’ex presidente. “Le immagini che abbiamo visto pochi minuti fa sono fonte di gioia non solo per le famiglie ma per tutto il paese”, ha detto Obama dopo aver assistito all’atterraggio.

La Casa Bianca ha mantenuto negli ultimi giorni il massimo riserbo sull’operazione lasciando le redini della trattativa al segretario di Stato, Hillary Clinton, e all’ex presidente americano, scelto direttamente da Pyongyang come mediatore per il rilascio.

Fin dall’arresto, avvenuto lo scorso 17 marzo dopo che le giornaliste erano state fermate attraversando il confine con la Cina, a condurre la mediazione era stato direttamente l’ex vicepresidente Al Gore, fondatore dell’emittente Current Tv per cui lavorano Ling e Lee. Gore avrebbe dovuto arrivare in Corea del Nord nelle settimane scorse ma alla fine il governo di Kim Yong-il ha scelto di parlare con l’ex presidente americano, che è riuscito ad ottenere la “grazia” per le due donne condannate a 12 anni di lavori forzati.

La visita di ieri di Clinton è stata la prima in Corea del Nord da parte di un alto rappresentante americano da quella di Medeleine Albright avvenuta oltre 9 anni fa.

Un successo diplomatico che rilancia però anche l’immagine di Hillary Clinton che ha avuto un ruolo decisivo nella mediazione e che da tempo cerca di tornare nelle prime file della politica americana. Hillary, in questi giorni in missione in Africa, è stata la prima a parlare con le giornaliste, prima ancora che atterrassero negli Stati Uniti. L’ex first lady ha continuato a lavorare al rilascio nonostante dalla Corea del Nord le siano piovute addosso pesanti critiche personali negli ultimi giorni. La settimana scorsa Pyongyang ha definito il capo della diplomazia statunitense “una signora divertente, né intelligente né diplomatica”.

Gli osservatori ora cercano di capire se la liberazione possa essere un effettivo passo verso il disgelo nelle relazioni tra i due Paesi, incrinatesi ulteriormente con la ripresa dei test nucleari e missilistici degli ultimi mesi e con l’annuncio della Nord Corea di proseguire il proprio programma nucleare. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha già spiegato che le relazioni dipenderanno esclusivamente dalle azioni che prenderà il governo di Kim Yong-il.

Fino ad oggi, ha detto Gibbs, “le persone che si sono allontanate dagli obblighi che avevano in precedenza accettato non sono certo americane ma nordcoreane”. I due paesi non hanno relazioni diplomatiche formali e da mesi Pyongyang ha rilanciato le sue minacce contro l’America testando, finora senza successo, la nuova generazione di missili a lunga gittata in grado di colpire il suolo americano.


domenica 24 maggio 2009

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lunedì 4 maggio 2009

Recensioni

Recensione Hitman Blood Money Ps2

Tutta la serie Hitman si basa su una storia decisamente ben scritta e su un’atmosfera che sa ben convogliare il dramma del personaggio principale e la particolarissima condizione di assassino a pagamento del protagonista. La clonazione, il dramma dell’origine, le vittime ignare, gli strumenti di morte silenziosa, gli scenari variegati e tratti pari pari da molta cinematografìa...Per un videogioco siamo di fronte a un’ottima caratterizzazione e la personalità che traspare da tutti i prodotti della serie è sicuramente tra le più accentuate dell’intero mercato videoludico.
Per queste ragioni è un vero peccato che nessun titolo della serie sia mai riuscito veramente a convincere facendo segnare voti eccellenti: soprattutto dal punto di vista del gameplay ogni gioco risultava piuttosto ricco di difetti, bug, incongruenze e problemi del sistema di controllo...tutti problemi in grado di minare seriamente il divertimento che Hitman avrebbe potuto garantire.

Hitman: Blood Money arriva su Xbox 360 con le migliori intenzioni: nuova grafica, imperfezioni ritoccate, novità nel gameplay, trama che prosegue sulla scia delle precedenti puntate e nuova parte gestionale approfondita rispetto a prima.
Partendo dal discorso grafico si nota, rispetto alle versioni su console di generazione precedente, fluidità perfetta, maggior dettaglio e texture, ovviamente, di maggiore risoluzione. Per il resto, le capacità della 360 non sono sfruttate appieno: la profondità di visuale è ridicola, i personaggi sono animati solo discretamente e gli scenari sono decisamente scarni e poco interattivi. Gli effetti speciali sono pochi e in generale l’intero look del gioco ha un qualcosa di frettoloso. Anche questa volta il team di sviluppo si è affidato più all’atmosfera intrigante del gioco che alla realizzazione tecnica degli ambienti.

Il gioco ha mantenuto il suo gameplay di fondo: si tratta di uno stealth-game a obiettivi. Ogni livello si svolge in un ambiente circoscritto (ma sempre piuttosto ampio) e vi vede impegnati a portare a termine uno o più omicidi, recuperare oggetti e fuggire; il tutto complicato dal fatto che risulta imperativo, per diversi motivi, fare tutto senza farsi notare, lasciare tracce, uccidere innocenti e, in generale, agire in maniera frettolosa o sconsiderata. Tutto deve essere eseguito in maniera pulita, semplice e veloce; esattamente come ci si aspetta da un killer professionista.
Uccidere, quindi, è un verbo da riservare agli obiettivi e va fatto senza farsi vedere/sentire; se proprio dobbiamo togliere di mezzo figure secondarie meglio farlo con sonniferi o cazzotti e, comunque, bisogna sempre cercare di celare il cadavere. Non lasciate in giro armi o altri oggetti, evitate le telecamere e non fatevi vedere in giro in atteggiamenti sospetti (scassinare porte, trascinare cadaveri, arrampicarsi sui tetti, estrarre armi...). In caso qualcosa andasse male le conseguenze possono essere le più disparate: allerta istantanea della polizia (con conseguente scontro a fuoco), creazione di testimoni pericolosi, alterazione di comportamenti fondamentali (un personaggio seguirà una strada diversa), maggior attenzione delle autorità (quindi maggior difficoltà).

Oltre alle conseguenze pratiche durante il gioco vero e proprio, ci possono essere anche ripercussioni “strategiche” dopo la fine effettiva della missione. La conseguenza più banale è una valutazione della missione più bassa; ma potreste anche dover spendere parte del denaro guadagnato nella missione per corrompere testimoni e ufficiali di polizia, oppure per, addirittura, cambiare identità.
In caso di errori durante la missione, infatti, la vostra notorietà come killer aumenterà e questo si rifletterà direttamente sul livello di difficoltà nelle missioni successive; essere dei killer famosi e riconoscibili non è esattamente una benedizione per questo tipo di lavoro...
Il denaro speso in queste “pratiche” è ovviamente un problema, perché non potrà essere utilizzato per comprare armi migliori, aggiornarle o acquistare altri gadget interessanti.
Questa parte “strategica” è particolarmente ben fatta e costituisce una delle migliorìe più importanti rispetto agli altri giochi della serie.

Tornando al gameplay vero e proprio, la migliore caratteristica di Hitman Blood Money è sicuramente la possibilità di portare a termine la missioni in diversi modi. Volete utilizzare dei travestimenti per arrivare indisturbati all’obiettivo? Ottima tattica, anche se un po’ rischiosa. Volete eliminare chiunque vi si pari davanti e celare il relativo cadavere? Efficace ma piuttosto rumoroso. Volete raggiungere un punto vantaggioso e fare i cecchini? Ottima opzione, ma assicuratevi di avere via di fuga pronta. Volete creare un “incidente casuale”? Fantastico, ma dovete pensare bene alla meccanica e temporizzare al secondo le vostre azioni. E queste sono solo alcune delle modalità; e considerando che le potete mischiare anche tutte nella stessa missione siamo di fronte a un gioco che, probabilmente, sta offrendo esperienze diverse a ogni giocatore che lo sta utilizzando.

Purtroppo questo gameplay si porta dietro un problema atavico difficilmente risolvibile. Per raggiungere l’obiettivo finale in maniera efficiente imparando cosa dovete fare in ogni singola missione dovrete, per forza di cose, affidarvi a tentativi e continuare a verificare se il vostro approccio è corretto. Ciò vuol dire, obbligatoriamente, un gameplay spezzettato e ricco di riavvii; esattamente il contrario di come un vero assassino “lavora”.
I briefing pre-missione sono scarni e non possono, ovviamente, suggerire troppo dei metodi corretti per risolvere la missione. Dovrete studiare percorsi, verificare travestimenti, silenziosità delle armi e velocità delle vostre procedure per capire qual’è la strada corretta; e tutto questo prevede spesso tanti errori, e tanta pazienza necessaria...

Fonte: Ps2Network.blogspot.com

venerdì 1 maggio 2009

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